Come nasce un itinerario su richiesta?

Tutto parte sempre dalle persone… persone spinte da un sano amore per il territorio in cui vivono, sono loro in tutti i sensi il vero patrimonio della nostra rivista, al tempo spesso lettori e scrittori,  commentatori e protagonisti.

E così da un passaparola tra camperturisti, complici stavolta i nostri collaboratori Gastone e Francesca, conosciamo Gianvittorio Zucco, e grazie a lui scopriamo Feltre e il Parco delle Dolomiti bellunesi. La scelta della persona anche stavolta è tutt’altro che casuale, Gianvittorio è il presidente del Camper Club Feltrino e Primiero, ha lavorato per anni nell’ente parco e adesso è all’Ufficio Urbanistica del comune di Feltre. Insomma trattasi di persona qualificata per garantirci un giro con i fiocchi. Quando mi chiama prima della partenza mi sembra un amico di vecchia data, anche se per il momento la nostra frequentazione è avvenuta solo tramite i messaggi di Facebook.

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L’appuntamento è all’area sosta comunale di Feltre e da lì insieme a Gastone e Francesca inizieremo il nostro giro del parco…ma a questo punto Gianvittorio (non se la prenda se da ora in avanti lo chiameremo per cognome..che è molto più corto) pronuncia la parola magica: ha anche lui un bambino di 10 anni, la stessa età del nostro, che alla notizia inizia a saltare, per la felicità. Adesso ne abbiamo la certezza: anche stavolta divertimento assicurato per tutta la famiglia. E così animati dal solito spirito di avventura, ansiosi di conoscere Zucco e la sua famiglia e di scoprire dove ci porterà, saltiamo sulla Vecchia Signora, sperando che  non ci faccia sfigurare davanti a dei mezzi fatti per la montagna, come il Gulliver di Gastone e Francesca e il pick-up con cellula scarrabile Trend Up di Zucco.

 

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Feltre

L’accoglienza a Feltre è spettacolare come l’area sosta, comoda e ombreggiata a pochi passi dal centro città. Le nostre guide sono organizzatissime: insieme a Zucco e Roberta, la moglie, c’ê Isabella, giornalista e pr del club che suggerisce un caffè prima di iniziare il giro. Una sosta alla pasticceria Garbujo in effetti non è una semplice colazione, ma scoprire un pezzo di storia di Feltre, e non solo perché appartiene alla famiglia dal 1882, ma perché qui si respira il sapore della tradizione, quella fatta di mais sponcio (un mais con i chicchi appuntiti) e di kodinza (una sorta di mela cotta e poi essiccata) e della torta alla birra fatta con la Birra Pedavena, altra pietra miliare di questo territorio.

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Non vi aspettate il classico paesino di montagna…non so perchè io mi immaginavo tetti spioventi e casine di legno, invece mi sono trovata davanti una città murata dominata dal castello di Alboino, che affonda le sue origini in un antico castrum romano (grazie all’Associazione il Fondaco, si possono visitare gli scavi romani di Piazza Duomo). Niente a che vedere con la mia dolomitica immaginazione. Lascio a voi il piacere di immaginare come sia camminare in una città dove ad ogni angolo si respira il profumo della storia, e anche noi nel calpestare le stesse “ciaccole” calcate dai tanti uomini illustri, ci siamo sentiti un po’ importanti.

I palazzi signorili affrescati, i loggiati, la scenografica piazza Maggiore, centro nevralgico del centro storico, su cui si affacciano edifici diversi, ci fa dimenticare che le montagne sono a due passi e ci fa pensare all’operosità rinascimentale, ai traffici con Venezia, alla produzione della lana che ha fatto nascere il feltro, alla lavorazione del legno. Lo sapevate che Carlo Goldoni è stato cancelliere a Feltre ed ha rappresentato qui le sue prime commedie? Il teatro detto la Piccola Fenice, progettato da Gian Antonio Selva ci ha incuriosito molto, per la sua collocazione strana al piano nobile del Palazzo della Ragione con il porticato di Palladio, altra presenza illustre in città. Non vi perdete la passeggiata della sentinella, lungo le mura, buttate un occhio sulle piazze di ciottoli del centro, ognuna con una diversa fontana, ma soprattutto non vi dimenticate di guardare in alto ogni tanto, perchè guardando in su si vede la Feltre più bella, quella degli affreschi, dei monumenti, della grande torre del campanon. Importante, per i disabili e per chi ha problemi a camminare, la possibilità di raggiungere senza difficoltà il centro storico con l’ascensore, da cui si accede da via Campogiorgio, dove si può sostare al comodo parcheggio sotto gli alberi.

Pensandoci bene abbiamo passato tutto il weekend a guardare in alto…e per  ovvie ragioni: il programma di Zucco prevedeva il periplo del parco delle Dolomiti bellunesi, con picchi di oltre 2000 metri di altitudine. È ovvio che con la sua Trend up su Nissan Navarra ci guardasse dall’alto in basso…la Vecchia Signora in montagna non fa la porca figura che fa in città. Ci siamo sentiti un po’ come Moira Orfei accanto a Federica Pellegrini…Per non parlare di Gastone e Francesca che sono abituati a scalare le Dolomiti con gli amici della montagna Di Zugliano come con il loro Gulliver. E così siamo partiti, uno strano trio, alla scoperta del parco. Prima tappa Lamon, dove a riceverci, nell’area sosta camper è una vera e propria delegazione comunale (che onore…) che ci introduce in un territorio fatto di agricoltura e pastorizia, che da poco ha scoperto il turismo, grazie al fagiolo IGP, protagonista di una festa che da qualche anno porta miriadi di curiosi e anche tanti camperturisti. Proseguiamo il nostro giro e tocchiamo la deliziosa Fiera di Primiero prima di arrivare in Val Canali, dove facciamo tappa per ammirare le Pale di San Martino prima del tramonto, e cominciamo a pregustare le bellezze del parco con una passeggiata rilassante che i bambini gradiscono molto. Ma il sole comincia ad abbandonare la Valle e noi decidiamo di inseguire gli ultimi raggi in quota al Passo Cereda, dove arriviamo in tempo per vedere lo spettacolo delle Dolomiti tinte di rosa che tutti siamo abituati a vedere in foto, tingersi piano piano di sfumature sempre più cupe che vanno dall’indaco fino al viola scuro.

 

Passo Cereda all’agriturismo Broch

Un po’ di relax sulla Vecchia Signora ed andiamo a cena: siamo parcheggiati davanti all’agriturismo Broch, pronti ad assaggiare le specialità trentine. Ebbene sì, non è difficile accorgersi che abbiamo cambiato regione…che i veneti non si offendano, ma qui si respira aria di lavoro sodo che porta prosperità e predisposizione all’accoglienza. Il clima è quello conviviale delle Dolomiti migliori: la grande stube centrale che riscalda tutta la sala, il possente camino con un bel fuoco scoppiettante, la polenta con la salsiccia e la tosela è quasi una scelta obbligata, ci sta proprio bene. Io che non ho mai assaggiato la tosela sono molto curiosa, in quanto ghiottissima estimatrice di formaggi di ogni tipo.

Si tratta di un formaggio freschissimo fatto con il latte appena munto.

Viene fritto con il burro, passato in forno e poi servito con la polenta fatta con farina di Stura. Già mi immagino le mucche della famiglia Broch, e i figli della padrona di casa, che si alzano la mattina alle 5 per 365 giorni all’anno, perchè tutti i giorni alle 6,40 il latte parte da qui per andare al caseificio, una cooperativa che raccoglie circa sessanta allevatori e che  produce formaggi di qualità, contribuendo con il suo latte alla produzione del Trentin Grana (il codice che contraddistingue quello prodotto con il latte del caseificio Primiero è il 310).

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Valle Imperina e Valle del Mis

Quando ce ne andiamo a nanna la temperatura sul passo segna i -4°C…e quando ci svegliamo al mattino non è aumentata di molto…una bella colazione con la torta di mele di Francesca, una doccia calda e siamo di nuovo in pista…sono i piccoli lussi che ci concede la Vecchia Signora…. Però quando si ferma in salita per indicarci l’ingresso al Parco delle Dolomiti Bellunesi, la nostra casa su ruote ha un momento di defaillance…e anche la discesa fino ad Agordo mette a dura prova i freni, tanto che temiamo di dover finire il nostro tour anzitempo. Ma Zucco ha già in mente un cambio di rotta, invece di puntare al Passo Duran e a Longarone, rimaniamo a fondo valle e ci dirigiamo verso la Valle Imperina per visitare le vecchie miniere di rame. 

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Da qui proseguiamo in direzione Valle del Mis e ci fermiamo a pranzo sul lago. È una splendida giornata di sole e le vette si stagliano su un cielo terso e cristallino come l’aria frizzantina di ottobre…ma noi decidiamo comunque di fare un bel picnic e ci gustiamo i Risi e Bisi alla veneta di Francesca, godendoci il panorama dei monti che si specchiano nel lago accanto a noi. Ecco a questo punto, se potessi assecondare la mia indole pigra e godereccia, mi metterei al sole e mentre i bambini giocano a tirare sassi sul lago, mi rilasserei lasciandomi andare ad un po’ di chiacchiere, ma Zucco è una guida integerrima e non ha intenzione di lasciarci riposare sugli allori.

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E allora ripartiamo in direzione Cascata della Soffia, un potente getto d’acqua che si infiltra nella roccia carsica…che non mi fa rimpiangere il bel prato appena lasciato.

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Lo stesso vale per i Cadini del Brenton…dall’acqua così limpida e cristallina che, se non fosse così freddo, ispirerebbe una corroborante immersione. Il sole ci ha già abbandonato, gli ultimi raggi lambiscono le cime dei monti, mentre la valle del Mis diventa sempre più fredda e scura. L’appuntamento serale è a Pedavena, dove ceneremo alla famosa Birreria in compagnia degli amici del Camper Club Feltrino e Primiero.mg_0684

Una breve sosta a Busche, allo spaccio della Latte Busche, il Bar Bianco…dove si trova di tutto, dal latte, allo yogurt, al gelato, ai formaggi, tra cui il famoso formaggio Piave.

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La Birreria Pedavena 

Davanti alla Birreria Pedavena non è difficile rimanere impressionati…anche perché ad essere sincera una fabbrica della birra di queste dimensioni, io proprio non l’avevo mai vista. Parcheggiamo i camper nel parcheggio riservato ai dipendenti, che , essendo domenica sera, è deserto e per volere del comune anche “camper friendly”, il che è molto invitante, soprattutto se l’obiettivo è una cena in birreria. Ma oltre allo stabilimento datato 1896, (che è chiuso…e quindi riusciamo ad intravedere solo lo scenografico ingresso e una piccola parte del bellissimo parco) ad impressionarci sono i locali storici della Birreria, che con le colonne in marmo rosso e le immense vetrate parlano di un fasto di altri secoli, quando in birreria si davano feste e ricevimenti importanti. Oggi le sale sono sempre gremite ed animate di eventi. Per noi è stata riservata una saletta con un invitante tavola rotonda, che ci fa sentire un po’ come i cavalieri di Artù. Annaffiamo le nostre bruschette con l’ottima Birra del Centenario e insieme a Lionello, re assoluto di questo tempio della tradizione, brindiamo al nostro incontro e al futuro della rivista del camperturista. Siamo ancora agli inizi, ma gli amici che abbiamo conosciuto in questi giorni e la passione che ci accomuna nel diffondere le nostre esperienze,  ci fanno ripartire colmi di camperturistico orgoglio.

 

Le nostre soste

Feltre: area sosta comunale

Lamon: area sosta comunale

Il sole di Napoli (Feltre): ristorante nei pressi dell’area di sosta. 37 euro in tre con tre primi, dolci e caffè, bevande incluse

Agriturismo Broch (Passo Cereda): 30 euro in tre con tre piatti misti di polenta, dolci e caffè, bevande incluse

Birreria Pedavena (Pedavena): noi abbiamo mangiato solo una bruschetta (5 euro circa), ma un menu completo va dai 20 ai 30 euro a persona

Fotografia: Francesco ha sperimentato la Canon EOS 7D con obiettivi Tokina

I nostri compagni di viaggio

mg_0393Gianvittorio e Roberta Zucco e la loro Trend Up scarrabile

Prima esperienza in camper: Insieme a degli amici tredici anni fa ci siamo avventurati sull’Argentario. Eravamo in sei su un camper, dopo quella gita solo a noi il camper è rimasto nel cuore…

Primo camper acquistato:  un Marlin di 5,99 mt, comprato da Bonometti a Verona, dopo una veloce trattativa, tanta era la voglia di iniziare l’avventura.

La scelta della cellula scarrabile: ci siamo innamorati a prima vista della Cellula Trend up, e del suo ideatore, il Sig. Vicino, che ci ha trasmesso la passione non solo per un mezzo piccolo e compatto, ma per un vero e proprio stile di vita, fatto di mobilità agevole, senza dover stare attenti ai soliti divieti per i camper. Finora abbiamo viaggiato in quattro con il cane al seguito, ma adesso che la figlia più grande non ci segue più..gli spazi sono ancora più vivibili in tre. Certo soprattutto in estate, serve una sosta campeggio di tanto in tanto giusto per farsi una doccia comoda..Peccato anche non potersi portare le bici, ma non possiamo avere carichi sporgenti…essendo già la cellula un carico.

Il luogo ideale da vistare in cellula: l’isola di Favignana, un luogo che senza una cellula scarrabile come la nostra, non saremmo stati mai in grado di visitare in camper.

L’ultima vacanza: la penisola sorrentina, altro luogo solitamente precluso ai camper, per noi non è stato un problema percorrere le strade strette che portano ad Amalfi e dintorni.

Gastone Cengia e Francesca Grazian su Gulliver

Primo camper acquistato: un Fiat 242 camperizzato artigianalmente era il 20 settembre 1985

Prima esperienza in camper: La sera stessa dell’acquisto siamo partiti con Luca (5 anni e mezzo) e Claudio (1 anno e mezzo) a Sottomarina a 100 Km da casa..noi avevamo 31 e 28 anni. Di camper non sapevamo niente, abbiamo parcheggiato e dormito davanti ad una scuola e anche se l’esperienza è stata positiva non sono mancati gli imprevisti. Abbiamo scoperto che acqua e batterie si consumano in fretta, e che per stare al calduccio la notte c’ è bisogno dei sacchi a pelo. L’esperienza in montagna si rivelata molto bella soprattutto per i bambini e anche per noi…senza il camper non saremmo mai riusciti a trascorrere insieme tanti bei momenti.

La scelta del Gulliver: è arrivata dopo vari anni e altri due camper un CI 545 quando siamo diventati cinque e un motorhome Laika Laserhome 57 che è arrivato dopo un paio d’anni di astinenza causa motivi di lavoro. Ora che i ragazzi sono grandi e viaggiamo da soli il Gulliver ci permette di affrontare anche le strade più strette, inoltre il portamoto integrato ci permette la massima libertà di movimento, anche quando aree sosta o campeggi sono lontane dai centri. Ci piace il turismo itinerante, il camper per noi è un mezzo per conoscere cose nuove, ecco perché abbiamo voluto solo l’essenziale.

Il luogo ideale da vistare con il Gulliver: non esiste un luogo ideale, ogni volta che partiamo ci sentiamo in vacanza, felici di conoscere realtà diverse dal nostro vivere quotidiano. I luoghi, le persone, la cultura sono per noi un vero arricchimento.

L’ultima vacanza: il Gargano

Diario di un weekend sulle Dolomiti Bellunesi