Scegliere il primo camper equivale per una famiglia alla scelta dell’abito nuziale per la sposa.

Sfogli miliardi di riviste, ti fai tutte le fiere di settore, chiedi prezzi e preventivi e poi continui a fluttuare nell’indecisione perché non trovi niente che ti sta bene.
Furgonato o mansardato?  Motorhome o profilato? E il motore? E se vado in montagna e mi si congelano i serbatoi? A che mi serve il forno ventilato se non ho il generatore?  Tutte domande importanti a cui nemmeno i guru esperti sanno rispondere. Certo è che quando guardi un camper nuovo e valuti una spesa da minimo quarantamila euro devi metterti in testa che gli accessori sono tutti a parte, e che una semplice doccia calda diventa un lusso.
Certo è anche che quando entri in un camper usato, respiri gli odori di qualcun’altro e i bagni si portano dietro uno strano odore di detersivo e di muffa.
Presa da un barlume di follia, proprio come la sposa che sfida la sorte cucendosi il vestito con le sue manine, ti viene la voglia di un insano fai-da-te. Guardi i furgoni artigianalmente camperizzati e ti dici “che ci vuole a mettere insieme un materasso e un gabinetto?”. Ti fai anche rapire da e-Bay e per un po’ certi accrocchi da duemila euro, in foto ti sembrano suite viaggianti. Poi ne vedi uno dal vero. Il proprietario se ne vuole liberare a tutti i costi, e quasi quasi ti darebbe lui dei soldi per togliergli dalla vista e dal budget familiare quell’obbrobrio a motore.
Per un po’ abbandoni il progetto, nauseata e incerta, ma poi ti prende in modo prepotente lo schiribizzo del nuovo. Un po’ come la sposa che opta per il vestito minimalista, ti imbatti in un nuovo marchio che fabbrica mezzi piccoli e maneggevoli, con ottime motorizzazioni ma allestiti in modo semplice. Cominci a pensare che una agevole mobilità è ben più importante della comodità interna.
Saresti anche disposta a stare due giorni senza lavarti, per poterti parcheggiare ovunque, e lanciare, con lo spirito della vera travel-setter, la moda del mini-camper. Peccato che questo piccolo sogno, proprio come l’abito minimalista, abbia il costo di un mini-appartamento.
E sei punto e accapo, a vagare nell’indecisione cronica. Considerazioni elementari cominciano a fare breccia nella tua testa di quasi quarantenne: e se in barba al camper mi facessi qualche bel viaggio all inclusive? Spendo meno e me la godo per una settimana. O magari in beauty farm mi faccio un restyling completo. Poi però ti viene in mente che hai famiglia, e che mollare un bimbo di sei anni a uno di quei miniclub villaggiferi non corrisponde per niente alla tua idea di vacanza, e che per lui sei la mamma più bella del mondo se ci stai insieme, non sei hai qualche chilo di cellulite in meno.
Gli occhi dei bambini ti fanno vedere sempre tutto più chiaro.
E in questo momento di illuminazione cosmica, proprio quando tutto sembrava perduto, un raggio di sole si affaccia a illuminarti la via. Finalmente sulla strada di Damasco ti imbatti in qualcosa di inaspettato. Come la sposa che dopo aver tentato di attenersi ad una contenuta semplicità, si abbandona ad un tripudio di balze e volants, ti arrendi alla seduzione della comodità. Sette metri e quaranta, 6 posti letto e sei posti viaggio, generatore e pannelli solari, bagno comodo e spazioso, cucina a quattro fuochi, forno e frigo con congelatore. Nuovo, costerebbe come un terratetto di cinque vani. Ma anche usato, resta comunque una casa su ruote.