Respicie fine…un motto perfetto per Orvieto, città dove il bello non si limita alla superficie, ma si insinua fino in profondità. Guarda il fondo, quindi, perchè ovunque vai puoi trovare un pozzo, una cantina, un anfratto interessante che sta quasi sempre sotto di te. La città ha una doppia identità quella alla luce del sole, fatta di edifici noti come il Duomo, assolutamente unico, le mura, le chiese , i palazzi signorili…e la Orvieto underground una vera città sotterranea, nata per esigenze di approvvigionamento idrico, rifugio inespugnabile durante le guerre.

[singlepic id=4629 w=320 h=240 float=left]Oltre 1200 grotte, con tanto di abitazioni e attività commerciali e artigianali. Insomma un vero mondo sommerso che è tornato alla luce in tempi recenti. Un grande altipiano di tufo e pozzolana scavato come una groviera, ecco Orvieto. La vedi da lontano e mai diresti che questa città arroccata su questo grosso scoglio giallo possa racchiudere tanti preziosi misteri.

[singlepic id=4662 w=320 h=240 float=left]Come quello delle maioliche, che si possono ammirare al Museo Archeologico della Ceramica,  nato sui resti di un’antica manifattura operativa dal 1300 al 1600. I detriti prodotti dagli scarti accumulati sulle varie stratificazioni del pavimento raccontano la storia della maiolica orvietana, fatta di tradizioni che si traducono in disegni, stemmi, raffigurazioni allegoriche. Abbiamo scoperto anche che parte dei locali dell’attuale museo altro non sono che un pozzo da butto, ovvero una delle enormi pattumiere sotterranee di cui era fatta Orvieto, generalmente collegate con le cucine, dove finiva la cenere dei camini, i pochi scarti dei cibi e tutti gli oggetti che si rompevano. Lo sapevate che la coniglia era il simbolo della fertilità femminile? Noi lo abbiamo scoperto guardando il piatto della coniglia …si pensava che una donna che mangiava una coniglia intera potesse rimanere incinta anche in temporanea assenza del marito. Peccato che poi non ci credeva nessuno…

Il piatto con lo stemma personale del Duca di Calabria (amico e parente della famigia orvietana degli Orsini) invece testimonia come Orvieto fosse città talmente potente da schierare eserciti importanti come quello della Chiesa e del Regno delle due Sicilie nella battaglia di Poggio imperiale (1478) contro Firenze.

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Insomma la storia di questa città potente, punto cruciale di scambio di una fitta rete commerciale, è testimoniata dalla ricchezza dei suoi monumenti e dalla magnificenza del suo Duomo, frutto del lavoro delle migliori maestranze dal 1290. Qui come nella bellissima chiesa romanica di Sant’Andrea si respira un’atmosfera mistica. Sarà per le enormi vetrate policrome, sarà per le altissime volte gotiche, ma questi tempi dell’arte sono ancora oggi espressione di una bellezza e di una perfezione uniche al mondo.

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La stessa arte che si ammira nella progettazione del Pozzo di San Patrizio, capolavoro dell’ingegneria rinascimentale, una vera e propria torre al contrario, concepita da Antonio da Sangalloper volere di Papa Clemente VII. Profondo più di sessanta metri si percorre attraverso due scale elicoidali, una che scende e l’altra che sale senza incontrarsi mai.
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Per visitare la città, la sua parte medievale ed etrusca, vedere i principali musei, e fare una passeggiata lungo le mura, ci vogliono almeno due giorni. Noi in un giorno solo abbiamo avuto solo un assaggio. Abbiamo preso la funicolare che parte da Orvieto Scalo,  visitato il Pozzo di San Patrizio e siamo saliti in città attraverso il corso Cavour che abbiamo percorso fino a piazza della Repubblica, per visitare la chiesa di Sant’Andrea. Abbiamo fatto sosta al Museo archeologico della Ceramica in via della Cava, dove abbiamo incontrato Marco Marino assessore alla cultura e turismo del comune di Orvieto, che ha promesso di tenerci aggiornati sulle novità orvietane da ora in avanti. La visita della Orvieto underground è stata molto interessante, anche grazie alla guida, senza la quale poco avremmo capito della vita che si svolgeva in queste grotte sotterranee. Noi ne abbiamo visitate solo due, spettacolare il frantoio di Santa Chiara con tanto di canna fumaria per riscaldare la temperatura e mantenere l’olio più fluido, per non parlare delle piccionaie…sinceramente pur avendo assaggiato la carne di piccione non avevo mai pensato ad un allevamento di piccioni sotterraneo. Abbiamo chiuso in bellezza con il Duomo, dove abbiamo avuto la fortuna di assistere alle prove di un concerto, che ci ha inchiodato alle poltroncine: cosa c’è di meglio che godere di tanto splendore con un sottofondo musicale idoneo?
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Dulcis in fundo, mentre percorrevamo via Duomo, un noto personaggio di Orvieto, ci ha rapito con i suoi racconti etimologici…tutto è partito dal significato della parola Orvieto e non si è ancora concluso…torneremo a trovarlo visto che abbiamo dovuto lasciare il discorso a metà, causa navetta che ci aspettava davanti all’arrivo della funicolare.

La prossima volta (e spero che sia presto) non vogliamo assolutamente perderci il percorso della rupe, la necropoli etrusca e il pozzo della cava, ma anche il teatro Mancinelli e un po’ di shopping lungo via duomo e corso cavour dove ci sono davvero dei bei negozi.

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Area Camper

L’area sosta camper è molto comoda, dotata di servizi e situata nei pressi della stazione e a due passi dalla partenza della funicolare. Tariffa giornaliera 18 euro, 6/8 ore 10 euro, solo carico e scarico 5 euro, tariffa oraria 2 euro.

Per i disabili o per chi ha problemi a camminare per lunghi tragitti ci sono i minibus (trasporto per il centro incluso nel biglietto della funicolare entro i 70 minuti) o il parcheggio Foro Boario da cui si può prendere l’ascensore o le scale mobili per arrivare velocemente in città.

I dintorni

Inutile dire che anche i dintorni sono pieni di attrattive: la strada del vino etrusco-romana, il parco fluviale del Tevere, ricco di sentieri per tranquille passeggiate…per chi predilige le mete naturalistiche. Io personalmente sono molto attratta dalla Scarzuola a Montegabbione, città ideale e scenografia teatrale fondata all’inizio del secolo scorso dall’architetto Antonio Buzzi nei pressi dell’antico convento francescano.

Incontriamoci nelle campagne orvietane