A Napoli e Pompei insieme a Quelli che il camper non lo lasciano mai fermo (chilli ca’ o’ campèr nun rimmaneno mane fermò)

Vi siete mai chiesti perché avete scelto di essere dei Camperturisti? Generalmente i motivi che spingono a comprare il camper sono due e molto diversi tra loro. O si ha molto tempo per viaggiare o se ne ha veramente poco. Ecco noi apparteniamo alla seconda categoria, ovvero a quelle persone che se non avessero il camper non viaggerebbero mai, non avendo la possibilità (causa lavoro in proprio) di programmare con un po’ di anticipo una vacanza. In questo caso il camper diventa un vero e proprio bene di rifugio, la casa mobile del finesettimana finalmente libero da impegni, l’unico modo per staccare un paio di giorni e ricaricare le batterie.
Un vero peccato che per motivi di lavoro siamo stati costretti a rinunciare a due giorni della gita a Pompei insieme al gruppo facebook «quelli che il camper non lo lasciano mai fermo», ma niente ci avrebbe comunque impedito di raggiungerli appena gli impegni lavorativi ce lo hanno permesso. E così li abbiamo incontrati al campeggio Zeus di Pompei, location strategica per questo mini-tour alla scoperta di Pompei e Napoli.

Pompei: una discarica di rovine (discarìc e’ rovinè)


Un po’ triste ammetterlo, ma appena si mette piede a Pompei viene da chiedersi se tutto questo ben di dio non si fosse trovato in Italia come sarebbe adesso? Non sono solo gli ultimi eventi di cronaca a farci riflettere, ma soprattutto constatare come questo patrimonio dell’umanità venga dato in gran parte per scontato e sia abbandonato alle intemperie nella più totale incuria. Nonostante questo i turisti vengono tutti i giorni da tutto il mondo, perché i resti di un’intera città romana conservati per millenni sotto la pomice non sono cosa che capita di vedere tutti i giorni. Insomma in poche parole una macchina da soldi, che a regola dovrebbero essere reinvestiti in opere di manutenzione e restauro affinché questo patrimonio possa essere tramandato ai posteri. Comunque una volta pagato il biglietto d’ingresso (11 euro, gratuito per i minori di 18 anni) si può scegliere se pagare i servizi di una guida turistica, prendersi un’audioguida a 5 euro, oppure girellare con il naso in su proprio come abbiamo fatto noi. Abbiamo scaricato dall’Apple Store l’unica guida degli scavi (in inglese) Pompei City walk lite (c’è anche la versione pro con la mappa a 2,5 euro), per avere qualche cenno su quello che vedevamo. A dire il vero nella prima ora abbiamo visto ben poco, ci siamo riparati dalla pioggia battente all’interno del grande edificio delle Terme stabiane, dove abbiamo carpito a sbafo racconti in tutte le lingue e ci siamo soffermati a rileggere la storia di Pompei su Wikipedia. Dopo circa un’ora di acquazzone finalmente con il sole gli scavi hanno cambiato aspetto e allora è diventato piacevole girellare lungo la via principale.Per esperienza vissuta vi consigliamo di documentarvi prima e di partire carta o App alla mano e scegliere un percorso, perché la città è molto grande e per vederla tutta non vi basterà a una giornata intera.

Date anche un’occhiata al sito della Soprintendenza Archeologica, perché di siti web su Pompei ce ne sono un’infinità ma questo è l’unico ricco di vere informazioni. Il difficile è scovarle…comunque ci sono itinerari consigliati e percorsi per disabili e famiglie con passeggini, ma noi che ci siamo stati vi diciamo che sarà difficile per qualsiasi mezzo con ruote disitricarsi sui lastricati di Pompei…nella totale mancanza di scivoli e passerelle di accesso.

La curiosità: i romani erano soliti pranzare fuori, per questo nella Via dell’Abbondanza si trovano numerose taverne dove si consumavano spuntini in piedi o sul triclivio.

La cosa che ci è piaciuta di più: l’atmosfera generale, immergersi col pensiero nel momento dell’eruzione, cercare di immaginare la città com’era, animata dalle persone…

Convivialità pasquale (tuttì a tavula)

Paolo deve aver fatto la danza del sole, perché i primi timidi raggi verso le 12 ci hanno permesso di realizzare il sogno di fare il pranzo di pasqua tutti insieme. Così all’ora di pranzo abbiamo ritrovato in campeggio gli amici del gruppo (persi appena entrati dentro gli scavi) riuniti davanti al barbecue preparato da Paolo, che ci ha fatto trovare con gradita sorpresa i tavoli apparecchiati e la brace scoppiettante, e noi non abbiamo fatto altro che mettere la carne a cuocere e assaggiare il meglio di tutte le regioni. Siamo 7 equipaggi e rappresentiamo tutta l’Italia: ci sono Maria Pia e il suo papà Paride di 88 anni che vengono da Trento, Gianni e Antonella da Modena, Massimo e Daniela con la figlia Sara da Genova, Pino, Maria Antonietta e Sara da Foggia e poi noi che alimentiamo il nutrito gruppo di toscani con Paolo e Patrizia, Franco e Miria, piombinesi di nascita e fiorentini di adozione. E così assaggiando i piatti di tutti (dolci pasquali inclusi) arriviamo satolli all’appuntamento pomeridiano con l’avventura. Peccato solo che la pioggia, che ci ha dato una piccola tregua per il pranzo, adesso sia tornata a romperci le uova nel paniere.

Il Vesuvio tra le nuvole (o’ Vesuvio tra e’ nuvolè)
In tenuta da rocciatori della domenica ci presentiamo puntuali all’appuntamento con il vulcano. Stamani tra gli scavi abbiamo toccato con mano gli effetti devastanti di cui è stato capace e oggi andiamo a buttare un occhio nel cratere. Insomma dall’effetto alla sua causa e ritorno. Un autobus verde militare ci aspetta all’ingresso del campeggio per portarci nel parco nazionale del Vesuvio. Qui ci attende uno strano mezzo 4×4 una specie di fuoristrada sovradimensionato che si arrampica a velocità considerevole su per la strada panoramica Matrone fino a quota 1050 metri. Peccato solo che ci troviamo in mezzo ad una nuvola enorme e la tanto sognata vista sul golfo di Napoli rimane una chimera. Arriviamo al punto in cui inizia la nostra passeggiata a piedi fino alla sommità del cratere dove ci aspetta la guida vulcanologica. Una salita di circa mezz’ora, sotto la pioggia interrotta di tanto in tanto da qualche timido raggio di sole che ci fa intravedere il mare e bellissimi arcobaleni. Ma una volta giunti alla sommità del cratere abbiamo giusto un attimo per ammirare estasiati la maestosità della voragine che ci sta davanti e poi tutto viene di nuovo sommerso dalle nuvole. Persino la guida, dopo una breve introduzione ci invita a desistere dal proseguire con il percorso lungo il cratere…e qui ci viene il dubbio che a quest’ora si sia un po’ stufata di prendere raffiche di vento in onore dei turisti…e che abbia voglia di finire i festeggiamenti pasquali altrove. A questo punto un po’ delusi non ci resta che tornare sui nostri passi e riprendere le montagne russe (alias 4×4) che ci riporterà alle pendici della montagna.
Escursione 20 euro adulti – 7 euro bambini.

La curiosità: il Vesuvio è un vulcano ancora attivo anche se al momento per fortuna tace…ma si sa che la sua attività è destinata a riprendere anche se ancora non ce ne sono segnali tangibili  …il problema sarà evacuare all’occorrenza ben 18 comuni, questa infatti l’area in pericolo se il cratere ricominciasse a bollire

La cosa che ci è piaciuta di più: la maestosità del cratere anche  se lo abbiamo visto solo per pochi minuti…tanto che è rimasta la voglia di tornare in una bella giornata per ammirare lo spettacolo del panorama e percorrere l’anello.
Bella Napoli di sopra e di sotto (bellà Napule ‘ncoppa e sott’)
La nostra pasquetta inizia con un bel sole accompagnato da un fresco venticello, appena arriviamo alla stazione della circumvesuviana, ci accorgiamo con stupore che il Vesuvio si è imbiancato durante la notte, e che la grandinata che ci ha fatto passare tutta la serata chiusi nei nostri camper, in quota è stata neve vera e propria. 4,5 euro di biglietto e possiamo viaggiare per tutto il giorno su tutti i mezzi pubblici…un’esperienza poco esaltante soprattutto in giornate come questa: la circumvesuviana è ultra affollata e ci facciamo tutto il viaggio in piedi. Arrivati alla stazione centrale, prendiamo la R2 che ci porta nei pressi di  San Gregorio armeno, il famoso quartiere degli artigiani e dei presepi. Siamo nella Napoli che tutti abbiamo immaginato dai film, quella dei panni stesi e delle statuine del presepe.
Ci avventuriamo per via dei tribunali fino alla cappella di San Severo, il bellissimo tempio-mausoleo della famiglia Di Sangro, per vedere il Cristo velato, che nonostante catalizzi completamente l’attenzione dei visitatori non è l’unica cosa da vedere nella cappella. Qui tutto è studiato nei minimi dettagli, dalle statue allegoriche agli intarsi del pavimento, agli affreschi sulla volta…

La curiosità: il Di Sangro era uno scienziato sopraffino, quando si scende nella sagrestia si rimane allibiti davanti agli esemplari mummificati di un uomo e di una donna che hanno i vasi sanguigni completamente essiccati, segno di una ricerca e di uno studio approfondito del corpo umano.

Biglietto: 7 €

Sosta pizza alla famosa pizzeria Sorbillo, ….ma questa pizza napoletana non è che mi abbia proprio entusiasmato…forse qualcuno di quelli che erano in coda ad aspettare di entrare nella storica pizzeria mi darà dell’eretica ma a me la pizza piace un po’ croccante e questa invece…bè, non lo era…

1 pizza e una bibita: 9 €

Napoli sotterranea (ingresso 11 €)

Napoli è costruita sul tufo, in tutti i sensi: tufo sopra e tufo sotto. Già i primi edifici romani sono costruiti con il tufo ricavato in loco, estratto sotto le fondamenta. Così le cavità sotterranee che facevano da vere e proprie miniere diventarono le cisterne di rifornimento idrico delle abitazioni, fino a diventare un vero e proprio acquedotto sotterraneo (250 km di cunicoli e gallerie), attivo fino al 1880, quando venne fondato il primo acquedotto municipale. La manutenzione dell’acquedotto sotterraneo era affidata ai pozzali, veri e propri operai specializzati, minatori che si occupavano anche della pulizia delle cavità.

Durante la seconda guerra mondiale il vecchio acquedotto diventò il principale rifugio antiaereo della città, vennero scavati dei cunicoli più grandi e create delle scale per permettere un più agevole accesso alla popolazione, anche se accadde ugualmente che una bomba riuscì ad entrare da uno dei pochissimi pozzi aperti.

Curiosità: davvero suggestivo il racconto della nostra guida che ci accompagna nell’acquedotto napoletano raccontandoci la storia dei piccoli fantasmi di Napoli quei piccoli minatori operai specializzati e addetti alla manutenzione dell’acquedotto sotterraneo di giorno, piccoli malviventi da scorribande notturne nelle abitazioni.

La cosa che ci è piaciuta di più: avventurarci tra i cunicoli più stretti e bui con la candela in mano, per arrivare a piccole grotte piene d’acqua.

 

La visita prosegue fuori attraverso piazza San Gaetano, la più antica di Napoli, essendo il centro dell’antica urbe romana, in vico Cinquesanti. Intanto la guida ci illustra come sotto i nostri piedi e sotto la vicina Basilica di San Lorenzo si trovino i resti della Napoli romana. Entriamo in una casa (il classico basso napoletano) e tutti ci chiediamo un po’ stupiti perché (ma non si stava parlando di un teatro romano?). L’arredamento in effetti e’ un po’ demode’, il vecchio canterale, una vecchia TV e un lettino di legno in mezzo alla stanza. Ma ad un certo punto rimaniamo tutti a bocca aperta: il letto scorre in avanti e da sotto spunta una grande botola, che una volta aperta ci conduce attraverso una stretta scala di pietra in un sotterraneo che ci porta a scoprire i resti dell’antico teatro. Siamo sotto la volta ad archi incrociati, davanti ad un muro di mattoni che nasconde ai nostri occhi il palcoscenico, per ora irraggiungibile anche se molto probabilmente fra circa un anno ci sarà la possibilità di raggiungere anche quello. Qui si può ammirare uno dei pochi esempi rimasti di Opus reticulatus, ovvero un metodo costruttivo inventato dai romani per dare forza all’edificio in muratura: strutture portanti in muratura antisismica e in mezzo il laterizio disposto a zig zag. Tutti pero’ rimaniamo stupiti nel vedere come nel bel mezzo delle arcate ci sia una costruzione in muratura che sembra tutt’altro che in opus reticulatus. In effetti si tratta di un box per moto, un’opera architettonica moderna meglio conosciuta come condono edilizio.
La nostra visita a Napoli sotterranea si conclude ammirando le scarabattole, ovvero i contenitori o armadi dei famosi presepi napoletani.
Dopo tanta oscurità gli occhi ci impiegano un po’ a riabituarsi alla luce del sole, ma il centro di Napoli ci aspetta e noi siamo ancora un po’ curiosi di vedere cosa c’è sopra…immancabile la camminata fino alla Galleria Umberto I, Teatro San Carlo, Maschio Angioino e Piazza del Plebiscito, con tanto di pausa caffè e babà al mitico Caffè Gambrinus.

 

Il ritorno a Pompei su un autobus superaffolato e poi sulla Circumvesuviana.

La nostra ultima serata insieme è trascorsa in allegria tra una bistecca alla fiorentina e un babà, chiacchiere e storielle sotto gli aranci del Camping Zeus…(16 euro al giorno ad equipaggio incluso carico, scarico e allaccio alla corrente).

Il dolce più buono del ritrovo…by Maria Antonietta

Torta di ricotta “SAMMARCHESE” : (San Marco in Lamis) Ingredienti Pasta frolla: 500 gr di farina, 50 gr di margarina, 250 gr di zucchero, 2 uova e 1 tazzina da caffè di liquore “amaretto di “,1 bustina di Pan degli Angeli. Ingredienti ricotta: 600 gr di ricotta di mucca, 4 uova, 300 gr di zucchero, cioccolato fondente a pezzettini, limone grattuggiato, liquore “anice”. Procedimento per la pasta frolla: Su una spianatoia mettete la farina, lo zuccherro,le uova il liquore,la margarina morbida ed infine la bustina di Pan degli Angeli, impastare fino ad ttenere un impasto omogeneo e compatto…….e lasciarlo riposare per circa 2 0re. Procedimento per il ripieno: In un contenitore passare al setaccio la ricotta, mettete le uova, lo zucchero, il cioccolato, il limone, ed infine il liquore…….mi raccomando il ripieno bisogna amalgamarlo bene affinchè diventi omogeneo come una crema……… Procedimento per la torta :Prendere l’impasto e con il mattarello fate una sfoglia.Prendete una teglia da forno, ungetela con il burro e infarinatela, eliminate la farina in eccesso, adagiate la sfoglia foderando la teglia, mettete il ripieno (ricotta) e con varie formine (cuore, angioletti ecc..) sempre di pasta frolla ricoprite il ripieno. In un contenitore mettete un’uovo e mescolate con un frustino, al termine spenellate la superfice del dolce e infornate a 180 gradi. Fate cuocere per circa 35 minuti………….. e buona TORTA……Maria Antonietta……CIAO…..e a presto


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